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WordPress dalla “A” alla “W”

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WordPress dalla “A” alla “W”
Dettagli della pubblicazione:
Autore: Roberto Travagliante
ISBN: 9788890727009
Stampa formato A5: 219 pagine
Prima edizione: Aprile 2012
Disponibilità in formato cartaceo (copertina morbida con rilegatura termica): 3-5 giorni lavorativi
Disponibilità in formato ebook (.PDF, .EPUB, .MOBI): download immediato
Formato cartaceo: € 14,99
Formato ebook: € 9,99

Dal fondatore de “Il Bloggatore”, ecco la guida di cui hai bisogno per conoscere tutti i segreti di WordPress e creare un blog di successo.
Un viaggio emozionante che ti permetterà di scoprire tutto ciò che c’è da sapere su WordPress e sul fantastico mondo dei blog.

Con WordPress dalla “A” alla “W” potrai:

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Scritta in modo chiaro e organizzato, questa edizione è realizzata per soddisfare le esigenze di tutti, dal blogger alle prime armi al webmaster più esperto!
Costantemente aggiornata alle versioni più attuali di WordPress (Al momento alla 3.3.x)!
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Libro in formato cartaceo: € 14,99 (Formato A5 – copertina morbida con rilegatura termica)
Ebook in formato .PDF: € 9,99 (ideale per la lettura tramite un computer)
Ebook in formato .EPUB: € 9,99 (ottimo per la lettura tramite iPhone, iPad, dispositivi Android, Windows Phone 7, ecc.)
Ebook in formato .MOBI: € 9,99 (per la lettura tramite quei dispositivi che leggono tale formato)
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Siamo alla fine del Multi-tasking a tutti i costi. Evviva!

Un bell’articolo di Antonio Dini ci invita a ripensare alla legge di Moore e alla fuga in avanti a tutti i costi:

“Il punto è che l’essere umano è solo molto parzialmente multi-tasking. Cioè, lo è ma se si prende come unità di misura la giornata. Noi in una giornata facciamo tante cose diverse: ci prendiamo cura di noi e dei nostri cari, cuciniamo, puliamo, andiamo a caccia, coltiviamo, mangiamo, ci divertiamo, la sera magari balliamo e ci addormentiamo abbracciati. O almeno, questo succedeva per qualche decina di migliaia di anni prima che le cose precipitassero. E sapete la notizia? Sono precipitate drammaticamente negli ultimi 5-10 anni”

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Piacenza Finalmente EEEPC nelle scuole italiane

Tratto da IlSole24Ore del 2 ottobre 2009

Sostituire carta e penna con un netbook anche a scuola? Zaini pesanti addio? La prima sperimentazione è partita in una classe del Liceo Melchiorre Gioia di Piacenza, uno dei più antichi d’Italia. Così all’inizio dell’anno scolastico, insegnanti e studenti, hanno trovato sui banchi dei mini computer Eee Pc, messi a disposizione da Asus e che potranno essere impiegati sia in aula che a casa. Per i docenti sarà invece possibile trovare in tutte le 63 aule e in tutti i laboratori un Eee Pc a supporto dell’attività didattica che, grazie a un software interattivo, potrà essere utilizzato come registro elettronico. Proprio sulla scia dei principi fondamentali della tecnologia – condivisione, semplicità e interazione – Asus ha deciso di supportare le scuole italiane attraverso diversi progetti da attuare nel tempo.

2 ottobre 2009

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Poco alla volta prende corpo il profilo dell’itablet

In Apple ci sono profiler di gran lunga superiori di quelli di Criminal Mind. La differenza è che, dove questi si occupano di strampalati assassini, quelli di perfezionamento del rapporto fra design industriale e customer satisfation.

Fino ad oggi tutti si sono occupati di come costruire la copia in miniatura di un notebook piccolo, leggero, all’inizio economico, poi sempre più caro, al punto che anche come l’hanno chiamato – Netbook – è un termine copiato. Anch’io a scuola facevo così: mi facevo dare il disegno tecnico dal compagno, lo appiccicavo al vetro della finestra della prima aula vuota vicina, lo “tracopiavo” e gli mettevo la firma; non per questo ambivo a considerarmi un provetto disegnatore, ma solo uno che, investendo nulla del suo, cercava di cavarsela a fine anno in qualcosa che non sapeva fare!

Lo staff di Jobs si domanda invece: “che tipo di oggetti vorrebbe portarsi dietro la gente che conta? E che cosa sta producendo l’industria che si rivolge al mercato che influenza?”

La risposta non è troppo lontana, visto che la maggior parte di quel mercato la seguono proprio loro. Poi, però, ci sono anche Sony, Amazon, Google…

L’iTablet non sarà un’alternativa al MacBook: sarà quell’iTouch che, prezzo a parte (ipotizziamo un modello da 599$ a 7″ e uno avanzato a 699$), sarà meno comodo, nella tasca non ci starà e per giocare sarà meno pratico, in compenso giochi e film si vedranno meglio e se già si naviga bene con iPod quello sarà perfetto.

Basta ci si dimentichi di usarlo per lavori significativi: sarà soprattutto un dispositivo per la fruizione e non per l’elaborazione.

Fruizione di film e libri, soprattutto; di siti e portali, certo, ma meno di musica, di giochi e di servizio PDA. Resterà comunque il migliore compromesso per lavori itineranti, dal rappresentante al manager al formatore con demo, filmati, proiezioni, manuali, appunti, calendari, bozze, progetti, ma non lunghi testi o complessi fogli elettronici (anche se, essendoci chi ha scritto un libro con un iPaq, con questo ci si potrebbe preparare la Treccani). Non ho difficoltà a pensare che potranno  essere gli studenti a sfruttarlo al meglio – libri, quaderni, diario, messenger, Skype e web tutti lì – ma sarà bene ricordarlo: per quanto gli iTouch stiano diventando sempre più indipendenti, il loro cervello sarà sempre un iTunes sempre più evoluto e quindi ci sarà sempre bisogno di un computer. A quello, però,  si farà ricorso sempre meno frequentemente e un domani non sarà difficile ipotizzare l’esistenza di un solo desktop domestico, magari economico, come un Mac Mini, e una buona rete di storage wi-fi (NAS) usato da tutti in multiutenza (da noi ancora troppo poco sfruttata) soprattutto per i backup e per i lavori di sistemazione.

Detto in altri termini, l’iTablet – o come diavolo si chiamerà – non sarà mai considerato un vero computer, ma, come si diceva una volta, un PC Companion (e decisamente un Mac Companion).

Da vedere ci sarà soltanto se uscirà per Natale o in corrispondenza della data del “vecchio” e ormai soppresso MacWorld Expo di inizio anno. Le idee sono chiare, le componenti sono in casa, ma Apple in queste cose, per quanto incompiuti e troppo innovativi, non vuole rischiare di uscire con dei prodotti sbagliati, perchè vuole farne pochi e che durino molto a lungo.

Pensate agli altri costruttori: hanno talmente tanti modelli e varianti che sono diversi di Stato in Stato e cambiano svariate volte l’anno. Mac Pro, MacBook, iMac, Mac Mini (a loro volta riedizioni del Powermac, Powerbook e iBook, e Performa) sono invece sempre gli stessi prodotti regolarmente aggiornati da circa 10 anni. La famiglia degli iTouch è appena nata e bisogna procedere a colpo sicuro, come si capisce bene dall’intervista di Pogue a Jobs riferita nell’articolo riportato da Macity.

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L’onda lunga del computer di scorta

Ritornati da questa estate che prelude ad uno degli autunni più difficili della nostra vita, vale la pena riaccendere questo blog facendo il punto sulla questione dei MiniBook. E già il problema della denominazione per la quale non c’è mai stato un vero accordo la dice lunga.

Insomma, gli ex-netbook si sono gradualmente trasformati nel notebook di scorta e quello dei figli.
Anche se l’onda lunga degli acquisti sta arrivando solo ora alla grande massa, la mancanza di novità reali sta confermando un ritorno ai notebook ripensati e aggiornati: la strada giusta è forse quella dei TimeLine di Acer, che a pensarci bene non è altro che l’interpretazione, come al solito azzeccata, ma acerba ed esorbitante, individuata quasi due anni fa con il MacBook Air di Apple.

La stessa Apple con l’iTouch ha però individuato l’unica vera rivoluzione di usabilità, di Human interface e di neo-personal computer fallita, tanto dai Windows che dai Linux.

Ecco che l’iTablet o l’iPad come lo si sente ormai da anni chiamare in giro, previsto tra il tardo autunno e l’anno nuovo sarà l’anello di congiunzione tra il notebook e l’iPhone che farà diventare definitamente obsoleta e ridicola la proposta Nokia-Microsoft del netbook HSUPA-GPS, andandosi verosimilmente a posizionare nella stessa fascia di prezzo, tra i 600 e gli 800 euro (verosimilmente per due varianti del modello).

Dopo, penso con la fine del 2010, è ragionevole che si sarà smesso di parlare di Netbook: un progetto nato con Psion, cresciuto col Linux e morto con Microsoft.

— Postato con BlogPress dal mio iPod Touch

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Nomadware: l’Araba Fenice è rinata!

Solo i più coriacei dei miei amici lo ricorderanno, tuttavia Nomadware, apparso come rivista nella rivista in Apogeonline alla fine del 99 e come sito quasi in contemporanea, è stata una delle prime risorse dedicate al nomadismo tecnologico e penso proprio la prima e una delle poche che approfondiva il “lifestyle” ovvero l’usabilità e il rapporto con questi mezzi.

Con la crisi dei palmari, anche Nomadware ha chiuso i battenti.

Oggi il digital hub gli smartphone e i netbook hanno riportato in auge i principi sollevati per la prima volta da quel sito.

Tuttavia, anche i siti stanno diventando storia a favore di altri mezzi, primi fra tutti i social network.

È così che l’Araba Fenice rinasce in nuove vesti, quella del Social Network.

Niente a che vedere con Facebook, MySpace e simili: semplicemente un punto d’incontro dove gli interessati all’argomento possono trovare un integratore delle risorse per cui lavoro e un modo per confrontarsi con gli appassionati in maniera libera.

Il nuovo Nomadware è aperto a tutti in lettura, ma è vivamente indicata l’iscrizione, perché solo con la partecipazione di tutti la Fenice tornerà a volare con la soddisfazione di tutti.

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Si apre l’era del Koala Karmico

La versione 9 del pinguino targato Ubuntu è in dirittura d’arrivo.

Anche se quella che attualmente può essere scaricata come sub-release 4, dallo pseudonimo di Jaunty Jackalope, è ancora allo stadio di alpha 4, la cui versione definitiva è attesa per la fine del prossimo mese, quella che fa parlare di sé è la versione che verrà, ma che ciononostante ha già una data di riferimento precisa nel 29 orrobre 2009 (anche se ci dovrebbe essere già modo di vederlo a Barcellona il 25 maggio in occasione dell’Ubuntu Developer Summit).

Abbiamo quindi ancora 8 mesi per sfruttare a fondo i sistemi Ubuntu che abbiamo installato, prima che Mark Shuttleworth e il suo gruppo di Canonical azzerino l’immagine del Sistema Operativo per come siamo abituati a vederla. Il primo cambiamento è evocativo e ricorda il soprannome delle release Apple, che da sempre si richiamano ai felini.

Qui il passaggio è quasi darwiniano e l’evoluzione arriva alla terra, con un animaletto protetto che però sa anche di manga, come Dragon Ball.  Karmik Koala  è stato da poco presentato dal CEO di Canonical e padre putativo di Ubuntu in Usenet e nel Web.

La parola d’ordine sembrerebbe la leggerezza: a partire dal colore che abbandona la grevità del marrone per abbracciare la freschezza del giallo ed arrivare alla velocità che nel boot toccherà la ventina di secondi.

Strizza l’occhio alle milionate di netbook venduti in tutto il mondo la stessa Canonical che ha cercato con scarsi esiti di diventare il desktop di riferimento per tutti i Minibook  finendo per trovare posto solo sui Dell e che quindi ora si apre al resto del mondo per non farsi scalzare dalle ormai tante ed interessanti alternative che stanno prendendo piede, talora sfruttando proprio il codice GNU NBR.

Se sul versante server il nuovo Ubuntu si rivolge al design del cloud computing “grazie ad Eucalyptus [alberi conterranei ideali ad ospitare “un koala intelligente sa che il miglior modo per risparmiare energia è dormire”], il software per l’implementazione di cloud su sistemi cluster che è già presente in Jaunty”, nel caso dei desktop le migliorie si innestano nel progetto Moblin nato nel 2007 su spinta di Intel per il supporto software ai Mobile Internet Devices, NetBook e NetTops

La velocità del boot sarebbe ispirata al lavoro svolto per Fedora, dagli sviluppatori nostrani già utilizzato, e a Red Hat Playmouth, abbandonando USplash.

Con il nuovo Ubuntu uscirà anche la nuova NetBook Remix (Ubuntu NBR) che sarà innanzitutto volta ad aggiornare i Mini di Dell e quindi a dare un impulso a questa casa, ma anche alle sofferenti distribuzioni Linux per NetBook che, impreparate al successo, hanno favorito una restaurazione di Microsoft e che ora si trovano a dover contrastare le imponenti aspettative verso quel Windows 7 che si dice dotato di un’ottimizzazione specifica per netbook.

In conclusione, stanno lavorando tutti sul connubio solidità e leggerezza introdotto proprio da Apple con il suo Snow Leopard e ricalcato da Microsoft con Windows 7. Tuttavia, mentre Apple, forte di un motore e una logica prossime a Linux, le ha già in mano entrambe, non altrettanto possono dire gli altri, anche se da posizioni opposte.

E di certo Linux, e nello specifico quell’Ubuntu che ne è l’attuale punto di riferimento, l’effetto di una certa rigidità, di una scarsa agilità e snellezza, lo sconta. E la fascia dei netbook rappresenta un momento di selezione naturale determinante non solo per l’hardware, ma ancor di più per il software.

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…e che non si parli più di Netbook

Qui, ad un certo punto ci siamo adeguati alla massa, ma all’inizio li chiamavamo “Minibook”.

Oggi, una leggenda del passato, convertita ormai nel più remunerativo settore industriale, rivendica quel nome per una sua creatura della quale molti lettori non hanno mai saputo, mentre altri se ne saranno dimenticati.

Non il sottoscritto che nella pagina introduttiva di questo blog ai suoi albori, quando l’unico minibook in circolazione era l’eeepc 701, ricordavo fra i primogenitori, innanzitutto il Quaderno Olivetti, poi il Newton Communicator di Apple, la serie Jupiter CE e il primo PSION Netbook.

 

PSION NetBook con OS originale

PSION NetBook con OS originale

 

In giro lo troverete come uno dei tanti dispositivi per Windows CE, anzi, il primo con CE.NET, ma non va dimenticato che nacque con un’edizione a colori molto ben fatta dell’EPOC, il sistema operativo nato almeno per i mitici Serie 3, poi per i Serie 5 e infine, come araba fenice rinata dalle proprie ceneri proprio a partire dalla versione per Netbook, nelle felici spoglie del Symbian OS, cresciuto proprio dai geni di PSION.

 

Purtroppo Netbook era uno dei tanti esempi di idee troppo avanti per i tempi. Inoltre anche il suo costo che superava decisamente i 3 milioni di lire (oggi parleremmo di qualcosa di simile al presso del Macbook Air di base – e come quello per primo usò la memoria solida quando costava ancora a peso d’oro) fece da deterrente alla sua diffusione sul mercato. Il passaggio a Windows CE fece del NetBook un ibrido che si andava a confondere con un mercato imbastardito e non particolarmente fiorente. Per tutte queste ragioni venne dimenticato. 

Oggi PSION, pur non avendocela con i giornalisti e i blogger, pretende che il nome, tutt’oggi registrato, non venga associato ad altre macchine.

Più che altro è bene ricordare che, non solo il netbook di piccole dimensioni, ma soprattutto la macchina nata per lavorare in rete l’avevano inventata loro quasi vent’anni fa proponendo tutti quei principi riproposti oggi da Acer e Asus e tutte le altre.

Persino Google ha tenuto a mettere ben in chiaro che eviterà di associare nelle sue pagine il termine Netbook ad altre marche che non siano PSION.

Penso tuttavia che la questione si stia profilando proprio in un momento in cui i MiniBook hanno bisogno di una nuova identità. Se non già oggi, fra non molto ci si stancherà di questa soluzione stereotipata di Notebook Bonsai e forse dal momento in cui avremo a che fare con oggetti originali sparirà anche la categoria per rimanere ai nomi degli oggetti, com’era il caso del Newton, ad esempio. Forse sarà l’evoluzione dei MID, da un lato, e la “democratizzazione” dei Notebook compresi tra i 10 e i 12 pollici robusti e leggeri, dall’altro a segnare il trapasso inevitabile dei NetBook.

Certo è che già da oggi dovremmo smettere di usare questo glorioso nome per questi, tutto sommato banali oggetti.

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Finalmente Palm Pre

Non è “Nova” il nome del nuovo Palm, ma “Pre”, quello presentato al CES. Si trattava forse della novità più attesa e di certo non ha tradito le aspettative. Diversamente da altri prodotti è stato introdotto in contemporanea nel sito statunitense di Palm.

 

Palm Pre e iPhone

Palm Pre e iPhone

Molte le similitudini con iPhone, a partire dal sensore di inclinazione fino ai movimenti delle dita per zoommare e ruotare.

Ma in più c’è una splendida tastiera e una scocca leggermente curvata per facilitare la maneggevolezza. Il sistema operativo basato su UNIX e programmabile con semplici linguaggi web si presenta molto veloce ed efficiente.I dettagli da riferire non sono ancora molti. Dovrebbe supportare sia Wi-Fi che 3G.

I tasti sono nitidi e beln usabili. Il look è estremamente elegante. È fatto per lavorare in rete anche se, oltre ai servizi di Google, non è dato sapere se Palm offrirà servizi proprietari, a parte una quasi certa distribuzione di applicazioni su un proprio store.

Palm Pre

Anche qui è previsto qualcosa di simile ad iTunes.

Possiede un touchscreen multitouch da 3.1-pollici 320 x 480, con una rollerball. Lavora con una CPU OMAP estremamente rapida e lo si vede soprattutto con il browser. Comprende un EV-DO Rev. A, 802.11b/g WiFi, GPS, Bluetooth con A2DP and 8GB di memoria interna. La fotocamera è da 3 megapixel con LED flash. Ha un’uscita microUSB e una per le cuffie da 3.5mm. Ancora più stupefacente è il wireless charger per la prima volta su un telefono.

Sarà lanciato in USA nella prima metà del 2009 in esclusiva per l’operatore Sprint e non è dato conoscerne ancora il prezzo.

Su Engadget potete trovare le prime impressioni d’uso.

Qui sotto invece ci sono dei filmati che rendono bene l’idea:

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Il Windbook Air di MSI

MSI X-Slim 32

Eccoli uno sopra l’altro: il Macbook Air di sotto e l’MSI X-Slim 320 di sopra.

Appena presentato al CES, il nuovo gioiellino di MSI si caratterizza per sottigliezza, leggerezza, completezza di periferiche da giocarsela tutta con il modello di riferimento di Apple. È anche molto bello di aspetto. Certo non ha MacOS e forse purtroppo monterà Windows, ma in compenso nonostante i suoi 13,3 pollici arriverà ad un prezzo incomparabilmente più basso, si parla di 800 dollari (585 euro circa).

Le dimensioni sono di 1.98 cm per circa 1,3 Kg. Dotato di batterie a 4 o 8 celle arriva a coprire fino a 10 ore d’uso. Monta un processore Intel Atom Z530 da 1.6GHz , 1366 x 768 di risoluzione, almeno 2GB di RAM DDR2, Wlan 802.11a/b/g/n, Bluetooth, scheda di rete 3.5G, tre porte USB, ed una Ethernet, uscita VGA, all-in-one card reader e potrebbe utilizzare una piattaforma NVIDIA Ion.

La sua uscita è prevista per il secondo quarto dell’anno, ma potrebbe essere anche prima.

Confronto con Macbook Air

Confronto con Macbook Air

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