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Poco alla volta prende corpo il profilo dell’itablet

In Apple ci sono profiler di gran lunga superiori di quelli di Criminal Mind. La differenza è che, dove questi si occupano di strampalati assassini, quelli di perfezionamento del rapporto fra design industriale e customer satisfation.

Fino ad oggi tutti si sono occupati di come costruire la copia in miniatura di un notebook piccolo, leggero, all’inizio economico, poi sempre più caro, al punto che anche come l’hanno chiamato – Netbook – è un termine copiato. Anch’io a scuola facevo così: mi facevo dare il disegno tecnico dal compagno, lo appiccicavo al vetro della finestra della prima aula vuota vicina, lo “tracopiavo” e gli mettevo la firma; non per questo ambivo a considerarmi un provetto disegnatore, ma solo uno che, investendo nulla del suo, cercava di cavarsela a fine anno in qualcosa che non sapeva fare!

Lo staff di Jobs si domanda invece: “che tipo di oggetti vorrebbe portarsi dietro la gente che conta? E che cosa sta producendo l’industria che si rivolge al mercato che influenza?”

La risposta non è troppo lontana, visto che la maggior parte di quel mercato la seguono proprio loro. Poi, però, ci sono anche Sony, Amazon, Google…

L’iTablet non sarà un’alternativa al MacBook: sarà quell’iTouch che, prezzo a parte (ipotizziamo un modello da 599$ a 7″ e uno avanzato a 699$), sarà meno comodo, nella tasca non ci starà e per giocare sarà meno pratico, in compenso giochi e film si vedranno meglio e se già si naviga bene con iPod quello sarà perfetto.

Basta ci si dimentichi di usarlo per lavori significativi: sarà soprattutto un dispositivo per la fruizione e non per l’elaborazione.

Fruizione di film e libri, soprattutto; di siti e portali, certo, ma meno di musica, di giochi e di servizio PDA. Resterà comunque il migliore compromesso per lavori itineranti, dal rappresentante al manager al formatore con demo, filmati, proiezioni, manuali, appunti, calendari, bozze, progetti, ma non lunghi testi o complessi fogli elettronici (anche se, essendoci chi ha scritto un libro con un iPaq, con questo ci si potrebbe preparare la Treccani). Non ho difficoltà a pensare che potranno  essere gli studenti a sfruttarlo al meglio – libri, quaderni, diario, messenger, Skype e web tutti lì – ma sarà bene ricordarlo: per quanto gli iTouch stiano diventando sempre più indipendenti, il loro cervello sarà sempre un iTunes sempre più evoluto e quindi ci sarà sempre bisogno di un computer. A quello, però,  si farà ricorso sempre meno frequentemente e un domani non sarà difficile ipotizzare l’esistenza di un solo desktop domestico, magari economico, come un Mac Mini, e una buona rete di storage wi-fi (NAS) usato da tutti in multiutenza (da noi ancora troppo poco sfruttata) soprattutto per i backup e per i lavori di sistemazione.

Detto in altri termini, l’iTablet – o come diavolo si chiamerà – non sarà mai considerato un vero computer, ma, come si diceva una volta, un PC Companion (e decisamente un Mac Companion).

Da vedere ci sarà soltanto se uscirà per Natale o in corrispondenza della data del “vecchio” e ormai soppresso MacWorld Expo di inizio anno. Le idee sono chiare, le componenti sono in casa, ma Apple in queste cose, per quanto incompiuti e troppo innovativi, non vuole rischiare di uscire con dei prodotti sbagliati, perchè vuole farne pochi e che durino molto a lungo.

Pensate agli altri costruttori: hanno talmente tanti modelli e varianti che sono diversi di Stato in Stato e cambiano svariate volte l’anno. Mac Pro, MacBook, iMac, Mac Mini (a loro volta riedizioni del Powermac, Powerbook e iBook, e Performa) sono invece sempre gli stessi prodotti regolarmente aggiornati da circa 10 anni. La famiglia degli iTouch è appena nata e bisogna procedere a colpo sicuro, come si capisce bene dall’intervista di Pogue a Jobs riferita nell’articolo riportato da Macity.

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L’onda lunga del computer di scorta

Ritornati da questa estate che prelude ad uno degli autunni più difficili della nostra vita, vale la pena riaccendere questo blog facendo il punto sulla questione dei MiniBook. E già il problema della denominazione per la quale non c’è mai stato un vero accordo la dice lunga.

Insomma, gli ex-netbook si sono gradualmente trasformati nel notebook di scorta e quello dei figli.
Anche se l’onda lunga degli acquisti sta arrivando solo ora alla grande massa, la mancanza di novità reali sta confermando un ritorno ai notebook ripensati e aggiornati: la strada giusta è forse quella dei TimeLine di Acer, che a pensarci bene non è altro che l’interpretazione, come al solito azzeccata, ma acerba ed esorbitante, individuata quasi due anni fa con il MacBook Air di Apple.

La stessa Apple con l’iTouch ha però individuato l’unica vera rivoluzione di usabilità, di Human interface e di neo-personal computer fallita, tanto dai Windows che dai Linux.

Ecco che l’iTablet o l’iPad come lo si sente ormai da anni chiamare in giro, previsto tra il tardo autunno e l’anno nuovo sarà l’anello di congiunzione tra il notebook e l’iPhone che farà diventare definitamente obsoleta e ridicola la proposta Nokia-Microsoft del netbook HSUPA-GPS, andandosi verosimilmente a posizionare nella stessa fascia di prezzo, tra i 600 e gli 800 euro (verosimilmente per due varianti del modello).

Dopo, penso con la fine del 2010, è ragionevole che si sarà smesso di parlare di Netbook: un progetto nato con Psion, cresciuto col Linux e morto con Microsoft.

— Postato con BlogPress dal mio iPod Touch

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Nomadware: l’Araba Fenice è rinata!

Solo i più coriacei dei miei amici lo ricorderanno, tuttavia Nomadware, apparso come rivista nella rivista in Apogeonline alla fine del 99 e come sito quasi in contemporanea, è stata una delle prime risorse dedicate al nomadismo tecnologico e penso proprio la prima e una delle poche che approfondiva il “lifestyle” ovvero l’usabilità e il rapporto con questi mezzi.

Con la crisi dei palmari, anche Nomadware ha chiuso i battenti.

Oggi il digital hub gli smartphone e i netbook hanno riportato in auge i principi sollevati per la prima volta da quel sito.

Tuttavia, anche i siti stanno diventando storia a favore di altri mezzi, primi fra tutti i social network.

È così che l’Araba Fenice rinasce in nuove vesti, quella del Social Network.

Niente a che vedere con Facebook, MySpace e simili: semplicemente un punto d’incontro dove gli interessati all’argomento possono trovare un integratore delle risorse per cui lavoro e un modo per confrontarsi con gli appassionati in maniera libera.

Il nuovo Nomadware è aperto a tutti in lettura, ma è vivamente indicata l’iscrizione, perché solo con la partecipazione di tutti la Fenice tornerà a volare con la soddisfazione di tutti.

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Quali UNIX per NetBook

Irriducibili fedelissimi della Netbook Linux Life Style, che non vi ridurrete mai a cedere a un Windows qualsiasi per i vostri amati Mini Notebook, che avete visto nascere con l’anima UNIX e non accetterete di vedere morire traditi da un file di registro, avete mai provato a prendere in considerazione una soluzione diversa per la vostra macchina?
Sono quasi sicuro di sì!
Ma quanti sono gli UNIX attualmente disponibili per NetBook.
Proviamo a fare una panoramica sbrigativa.

UNIX senza pinguino

Mac OS X

Il migliore sistema operativo da sempre che da quando ha unito l’ergonomia, l’usabilità, l’innovazione e la creatività del “vecchio” Classic alla robustezza, potenza, stabilità e universalità di UNIX (si tratta di uno UNIX OpenSource battezzato Darwin che utilizza BSD e un kernel originale, lo XNU, che è un kernel ibrido modulare nato dall’unione di Mach e del kernel FreeBSD) non ha paragoni. Per questa ragione, fin dal primo netbook si è aperta la gara a farlo funzionare su queste macchine in attesa che la Apple stessa dia la sua interpretazione del netbook, possibilmente diversa da MacBook Air. Dopo svariati tentativi più o meno insoddisfacenti, sembra che ora siano riusciti a farlo girare sui Dell. Staremo a vedere.

FreeBSD

Originato dalle specifiche dello UNIX aperto dell’Università di Berkley, si distingue per l’alta modularità che lo rende prestante e attendibile per sicurezza e stabilità tanto per i netbook che per i grandi server come Yahoo. Particolarmente parco di risorse, può tranquillamente occupare poco più di mezzo giga di disco con ampia dotazione ed efficienza. L’installazione non è immediata, ma nemmeno complicata e non mancano le istruzioni guidate nella lingua di Dante che mostrano come farlo funzionare nel piccolissimo EEE PC 701. D’altro canto la sua sobrietà lo rende abbastanza austero e molto meno assistito e ricco di applicazioni di altri sistemi.

Ibridi

Android

Nato dalla costola di Linux, questo progetto targato Google, ma dalla stessa ceduto all’Open Handset Alliance. Il fatto che sia nato per funzionare negli smartphone a partire dal G1 di Google lascia pensare ad una certa agilità e rapidità su tutti i dispositivi mobili a partire dai netbook. Non è un caso che degli attuali 36 membri dell’Alleanza per lo sviluppo di Android siano compresi molti produttori di computer portatili come ASUS, LG, Samsung Electronics, Sony Ericsson, Toshiba. E a breve è previsto il primo netbook Asus funzionante, appunto, con Android in luogo di Xandros Linux.

Palm webOS

Anche questo sistema operativo nasce per gli smartphone, in questo caso per quelli di Palm S.p.A., ma è in piena linea con la filosofia dei netbook. Anzi, si potrebbe dire che è allo stato attuale il prodotto che meglio interpreta l’Internet device predicato da molte compagnie, prima fra tutte Acer. Disegnato per essere usato con dispositivi touchscreen, include diverse applicazioni, tutte basate su tecnologie web come XHTML, JavaScript, and CSS e dovrebbe vedere la luce ufficialmente nella prima metà del 2009 sui Palm Pre.

Le Distro Debian

È di fatto la prima distro e anche il primo sistema operativo per netbook essendo quello che funzionava sotto il primo Asus EEE PC 701. La casa orientale aveva carrozzato questa distribuzione, sviluppo dell’originaria Corel Linux, una Debian che si distingueva per l’ottimo file manager, introducendo una scrivania semplificata, la Easy Mode, che rendeva assolutamente fruibile il proprio prodotto. Per i fanatici del desktop tradizionale era anche possibile attivare la modalità completa con l’interfaccia KDE e molti più programmi che quasi sempre, però, mal si adattavano con il formato dello schermo. È possibile che dietro gli scarsi aggiornamenti possano esserci delle ragioni di natura commerciale, essendo Xandros una delle distribuzioni schiettamente commerciali.
In questo momento si tratta del punto di riferimento di tutte le distribuzioni Linux. Appena uscito EEE PC la comunità ha subito storto il naso per lo Xandros e la prima operazione è stata quella di andare ad installarci Ubuntu. Il successo di questa distro è dovuto essenzialmente all’importanza e al peso rivolto nei confronti dell’esperienza d’uso che ha trovato corrispondenza in un’interfaccia semplice, intuitiva e allo stesso tempo completa e potente grazie all’ottimo riconoscimento e supporto dell’hardware, il parco software esteso e costantemente aggiornato e una serie di strumenti di gestione grafici che la rendono improntata verso l’ambiente desktop. La società Canonical guidata dall’ideatore di Ubuntu, il giovane imprenditore sudafricano Mark Shuttleworth, gestisce l’evoluzione di Ubuntu in maniera manageriale. Si tratta probabilmente della sola Distribuzione Linux a potere competere con i Sistemi Operativi commerciali, essenzialmente Windows e Macintosh, per dinamicità, innovazione, intraprendenza e attenzione all’utilizzatore. Non è un caso che l’obiettivo di Canonical sia quello di realizzare un prodotto che possa fare concorrenza a Mac OS, rendendolo sempre più simile all’interfaccia di riferimento da sempre. Diversamente dalle altre Distro Ubuntu usa sia Gnome (Ubuntu) che KDE (Kubuntu) e anche Xfce (Xubuntu), quast’ultima in particolare merita una certa attenzione per la velocità e la leggerezza nell’impegno di memoria e di processore.
Si può parlare di una prima e di una seconda generazioni di distro Ubuntu per NetBook, in relazione all’esplicito ingresso di Canonical nello sviluppo dedicato.
Gli Ubuntu di prima generazione
Si tratta dei sistemi operativi per netbook (essenzialmente per EEE PC, il 701) preparati da sviluppatori indipendenti che adattavano le diverse Ubuntu per ottimizzarle alle dimensioni, alle risorse e in generale alle caratteristiche dell’EEE PC.

Sobrio e leggero, ma non particolarmente performante, con interfaccia a scrivania, utilizza il desktop manager Gnome, come nella più pura tradizione ubuntu. Oggi esiste una versione NBR che va a confluire nei pacchetti di nuova generazione.
Si tratta della versione per EEE PC dell’Ubuntu che usa il desktop manager Xfce, dei tre sicuramente il più veloce e leggero. Non altrettanto seducente per l’estetica (ma a chi importa in un 7″?) e con meno programmi dedicati. Ovviamente si tratta sempre di un’interfaccia a scrivania e lo scarso interesse ha disincentivato l’evoluzione di una NBR (salvo per chi l’ha adattata di persona).
Qualcuno aveva preparato anche un’installazione del Destop Manager KDE denominata EEEkubuntu, ma non vale la pena di riportarla.
Esiste infine una distribuzione di Ubuntu per EEE PC che sfrutta la grafica Mint, di LinuxMint: si tratta, manco a dirlo di EEEMint.
Gli Ubuntu di seconda generazione
Quest’estate Canonical ha annunciato che avrebbe realizzato, ma con intenti soprattutto commerciali, una versione specifica per NetBook di Ubuntu. In realtà ne ha realizzate due:
  • una per i cosiddetti MID, una categoria a ponte fra smartphone e netbook che privilegia l’input a touchscreen, la Ubuntu Mobile Internet Device (MID) Edition. Nata per essere sviluppata con i produttori dei dispositivi, (il Q1 Ultra di Samsung con McCaslin e il MIMD di Elettrobit con Menlow), strettamente apparentata con il progetto Moblin lanciato da Intel per lo sviluppo di sistemi operativi leggeri ed efficaci per MID, Ubuntu MID non è disponibile per il download, mentre invece si riescono a trovare le prime alpha di Moblin.
  • l’altra è la Ubuntu NetBook Remix (UNR o NBR), originariamente concepita da Canonical per essere realizzata come sistema modulare per NetBook di diversi produttori. In definitiva, l’unica società ad accogliere la proposta è stata Dell e i Dell Mini sono gli unici NetBook ad essere equipagiati con Ubuntu.
    Tuttavia nel frattempo sono uscite le prime realizzazioni di file iso (immagini disco) realizzati a partire dai sorgenti).
  • A mano a mano che il progetto avanzava anche questi adattamenti miglioravano e ora ci sono diverse distribuzioni per netbook che sfruttano l’interfaccia di Ubuntu NBR.
  • Di uno abbiamo già fatto cenno.  Si tratta di EEEbuntu NetBook Edition.
    Gira e rigira, i prodotti come questi non hanno sensibili differenze.
  • È il caso di Easy Peasy, nato dal progetto Ubuntu EEE.
  • È quello soprattutto del gruppo italiano che ha preparato un Ubuntu per una specifica macchina, l’Acer Aspire One A110, che con il sistema montato dava un sacco di grattacapi e delusioni agli acquirenti, che qui viene recuperata al meglio. Il gruppo tutto italiano che ha realizzato quest’opera ha creato il più famoso Linux4One, che ha brillantemente superato le fasi preliminari, e la versione Light ancora in beta, molto più veloce e leggera grazie al desktop manager lxde , e quindi niente NBR.
  • Tutte queste versioni potrebbero di fatto essere messe in discussione dalla prossima uscita (si paral di ottobre) di Ubuntu 9, denominato Karmik Koala, per cui è prevista anche una versione NBR promessa leggera, robusta e veloce, soprattutto nel processo di boot.
Mi sono trovato ripetutamente ad esprimere la mia simpatia per questa sotto-distro di Ubuntu, caratterizzata da una forte impronta stilistica che si richiama nettamente a due matrici: Google (per l’orientamento radicale alle applicazioni in rete, da GoogleDocs a Skype) e Apple (per il desktop che ricorda tantissimo il finder di Mac OS X). Nato per gestire uno fra i primi emuli dell’EEE PC targato Everex, oggi cerca di percorrere una propria strada originale, comunque fortemente improntata al netbook computing e al clouding computing. Si tratta sicuramente di una delle scelte più originali e dinamiche, specialmente per chi si trova a lavorare prevalentemente con un collegamento ad Internet attivo. Talvolta, tuttavia, possono presentarsi delle incompatibilità con l’hardware utilizzato. Il gruppo di lavoro, per quanto creativo ed efficace, si è trovato in difficoltà a seguire gli sviluppi dell’hardware, da un lato, e delle Ubuntu, dall’altro. Anche per questa ragione sta percorrendo i sentiero innovativo, ma ancora decisamente in salita, del Cloud computing.
Probabilmente la più originale delle Debian indipendenti da Ubuntu e più in generale una delle più intuitive e gradevoli fra tutte le Distro per netbook. A dire il vero non si tratta di una soluzione personalizzata per mini book, ma le caratteristiche che la contraddistinguono sono già di per sé ideali per questi dispositivi. Realizzata da programmatori brasiliani, oltre a fare alla meglio il verso a Mac OS X,  unisce una buona potenza all’economia di risorse. Le macchine con più memoria possono sfruttare al meglio il desktop manager GNOME, mentre le più lente possono adottare XFCE. In entrambi i casi l’occupazione di disco si aggira attorno ai 700 MB. Oltre a questa economia di risorse e all’ottimo ambiente, DreamLinux si distingue per intuitività e facilità d’uso, dotazione di software, sistema di gestione dei pacchetti e solide basi in Debian; mentre non spicca nel supporto alle lingue (nonostante l’italiano sia pienamente presente nell’installazione completa) e nella gestione degli aggiornamenti.

Le altre fork di Debian, come MEPIS, Linspire, Progeny e Libranet non hanno generato adattamenti di qualche interesse per i netbook.

Le Distro Red Hat

Red Hat è stata la prima distribuzione aperta a distinguersi per la validità dell’installazione con un altissimo grado di configurazione ed ha costituito di fatto uno dei principali standard di fork, al punto da mettere in secondo piano radici più consolidate come Debian stessa, dominando pressocché incontrastata fino all’avvento dell’Ubuntu di Canonical che ha riportato in auge la tanto amata dagli esperti, quanto difficile per i newbee, Debian.

Di fatto fra la linea genealogica di RedHat e quella di Debian si è creata una demarcazione tanto netta da far quasi parlare di due mondi Linux. La cosa si complica quando dovessimo prendere in considerazione le compatibilità degli applicativi con i desktop manager, soprattutto fra GNOME e KDE.

Non sono molti i netbook che abbiano fatto ricorso a distribuzioni RPM (dall’estensione dei file di installazione, acronimo di RedHat Packet Manager), dei principali essenzialmente solo l’Aspire One di Acer e il Wind di MSI ed entrambe hanno deviato l’interesse di molti acquirenti verso le versioni Windows. Ciò non toglie che anche per questa radice ci possano essere delle realizzazioni interessanti anche per netbook, come EEEPCLinuxOS. Con il tempo Red Hat è molto meno presente nell’attenzione degli appassionati non-aziendali, stornata dall’emergere del progetto da essa stessa scaturito e sponsorizzato, Fedora. Dall’altro lato, oltre a OpenSUSE, un grande successo riscontrò a suo tempo il progetto francese che usava il fork di Red Hat, Mandrake, soprattutto per la dote di essere rivolto agli utenti meno esperti senza per questo far loro rinunciare alla varietà di applicazioni e alla potenza del motore. Scomparso Mandrake, dalle sue ceneri è rinato nei panni di Mandriva (fusione nominale con la distribuzione Conectiva ) dopo l’acquisito della società americana Lycoris produttrice dell’omonimo sistema operativo. A loro volta, figlio di Mandriva è il NetBook OS EEEPCLinuxOS, come Linpus è una foglia del ramo di Fedora.

Gli RPM preinstallati

Linpus-Acer

Entrambi orientali, forse per questa ragione Acer ha scelto di adottare Linpus Lite per i suoi Aspire One. Si tratta del primo Linux pensato per EEE PC con un’interfaccia simile all’Easy Mode di Asus, con alcuni vantaggi (come la disponibilità dei driver per bluetooth) e non poche cose sgradevoli. Acer ha fatto un grade lavoro di ottimizzazione che ha di fatto stravolto Linpus rendendolo molto migliore (soprattutto grazie alla gestione del secondo slot per le memorie SD che solo per questo lo rendono di fatto ancora irrinunciabile per molti). Purtroppo, gli infiniti aggiornamenti del BIOS e soprattutto dei tanti driver per cui il sistema non era attrezzato, uniti alla pesantissima lentezza degli aggiornamenti e alla scarsità di programmi dedicati hanno fatto disamorare i più del Linux e quindi anche della macchina. A questo proposito un importante recupero si sta verificando grazie a Linux4One, di fatto un nuovo standard per questa macchina, almeno fino alla prossima uscita di Ubuntu 9, Karmik Koala.

SUSE Linux Enterprise Desktop-MSI

La soluzione di MSI, che con i ritardi e le scarse disponibilità di pezzi, ha dimostrato di non credere troppo a Linux, ha adottato la distro più enterprise oriented di Linux, la tedesca SUSE, da molti anni ormai passata a Novell. Indiscutibilmente la più robusta delle scelte quanto a gestione dell’hardware è anche una delle più pesanti e lente, soprattutto nell’avvio. Se dovessimo pensare all’OS per il parco macchine aziondale, soluzione a cui non poche imprese stanno pensando, probabilmente si tratterebbe di una delle più indicate, se non della più consigliabile. Ma per l’utilizzatore finale di un oggetto “smart” e “cool” (leggi giovanile), lascia non poco a desiderare.

I figli indipendenti 
 

  

Reincarnazione di libera distribuzione dello storico Red Hat (quest’ultimo consolidato come versione commerciale), oltre ad un’adattamento della versione 8 battezzato senza troppa originalità eeedora, si trova nella versione 10, già adattata per lavorare con l’EEE PC, mentre è disponibile la pre-release della nuova versione, una dispari, Fedora 11, in cui queste potenzialità dovrebbero essere estese anche per altri NetBook.
In ultima, il principale contributo di Fedora ai NetBook è costituito dallo sfruttamento della sua architettura da parte di Linpus, a sua volta ottimizzato da Acer nell’Aspire One.

 

 

 

Mandriva 2008.1 “Spring”

Erede evoluto del mitico Mandrake, come si diceva prima, Mandriva conserva un ottima reputazione nel mondo Linux, soprattutto in quell’oltr’Alpe.  L’ultima versione è ottimizzata per NetBook (screenshot), nella fattispecie soprattutto per gli EEE PC. Presente con tre abiti: il tradizionale KDE 3.5.9 e 4.0.3, il creativo GNOME 2.22 e sportattutto la scheggia XFCE 4.4.2. Proprio con quest’ultimo Desktop Manager ha ottenuto il primato nei tempi di avvio dei computer, al punto da spingere quelli di Linux4One a imitarli nella versione Lite del loro sistema operativo.

Probabilmente la migliore distribuzione per NetBook figlia di Red Hat è questo EEEPCLinuxOS. Adattamento di PCLinuxOS, l’evoluzione della componenente di semplificazione presente nella missione originaria di Mandrake, si fa forte della facilità assistita con cui è concepito il sistema madre, anche se l’installazione, come nella maggior parte di questi sistemi indipendenti per NetBook, proprio-proprio immediata non è.

L’alta capacità di riconoscere l’hardware, l’aggiornamento trasparente senza sostituzioni e l’immediatezza d’uso e di amministrazione si accordano molto bene con la filosofia Easy originaria di Asus, tant’è che per EEEPCLinuxOS è stato concepito un apposito desktop Easy Mode direttamente derivato dallo Xandros Linux di Asus EEE PC.

 

Indicazioni
Per essere sempre aggiornati sulle nuove uscite, non dimenticate di consultare sempre il sito LinuxTracker.

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Bios: la bugia della semplicità

Quelli che oggi siamo soliti chiamare impropriamente netbook hanno visto il loro primo successo grazie ad un piccolo portatile della Asus che si chiamava – e si chiama ancora – EEE PC, dove le tre E stanno per Easy. Questo per dire che queste macchine sono connotate per essere tre volte semplici.

La semplicità è già venuta meno con il ripiego dallo Xandros easy mode al Windows. Anche le altre marche puntano per questo settore alla semplicità, all’immediatezza e alla possibilità di creare una fascia di mercato per i meno esperti.

Ben presto, però, la velocità di uscita dei prodotti finalizzata a non perdere posizione di mercato ha fatto sì che si scoprisse i limiti di realizzazione. Per questa ragione, prima di quanto non si pensasse sono usciti i primi aggiornamenti del Bios. In genere questa è un’operazione delicata che nella maggior parte dei computer non è necessario fare.

Qui invece ci sono macchine che hanno superato la decina di aggiornamenti in meno di metà annata.

Chi è riuscito a non fare soffrire per questa operazione e garantire nello stesso tempo un sistema aggiornato è, manco a dirlo, Apple. Quando Apple deve aggiornare il firmware lo fa da “Aggiornamento Software” in modo assolutamente guidato e tale da potere essere realizzato da chiunque legga due righe di istruzioni. Questo senza far correre alcun rischio all’utilizzatore.

I primi EEE PC di Asus con Xandros facevano aggiornare il Bios dal Live Update. All’inizio funzionava tutto bene, ma presto si verificavano difficoltà.

Ci sono invece case che garantiscono l’operazione solo se si portano i computer in assistenza. È il caso della maggior parte degli altri Netbook e anche del vendutissimo Acer Aspire One, come pure del Dell Mini o dell’MSI Wind.

Nella maggior parte dei casi il paradosso è che, a dispetto della distribuzione Linux adottata, l’unico modo possibile consiste nel creare un disco DOS con difficoltà inenarrabili, specie se non si è in possesso di macchine Windows e ancor peggio se si vuole utilizzare un pen drive.

Occorre scaricare FreeDos, poi usare programmi ostici per rendere avviabile il pen drive e poi ancora installare il DOS nel drive scelto individuando che lettera abbia il disco e poi riavviare la macchina, collegata alla rete elettrica, facendo scegliere come disco d’avvio quello appena creato e poi procedere con l’operazione senza interromperla altrimenti son guai.

D’altro canto in molte macchine neppure queste istruzioni sono sufficienti e, come del caso dell’Acer, ci si dovrà peritare a introdurre una combinazione di tasti di emergenza, ma neppure così è detto che le cose funzionino.

Insomma, se la macchina vi va bene così non aggiornate il Bios. Ma se, come spesso accade, una periferica non funziona bene, la Wlan è più lenta del dovuto o il display, l’audio o altre funzioni essenziali non rispondono ai vostri requisiti, fatevi il segno della croce ed apprestatevi a maledire il giorno in cui quel vostro amico vi ha consigliato di comprare quel netbook dicendovi che “più facile di così si muore”. Forse lui era uno smanettone, ma voi potreste essere presto morti. Morti di Bios!

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Verso il super iPhone?

Circola voce di attendibilità molto relativa, ma che registriamo comunque, che la soluzione di Apple per competere con la fascia dei netbook che ha sbancato nel 2008 e in particolare in queste festività possa essere costituita da un iPhone da 9 pollici. L’idea sembra interessante, anche se a ben pensarci il preventivo  potrebbe risultare stratosferico, visto che a prezzo pieno in Francia l’iPhone normale, non brandizzato, viene a costare già tra gli 8 e i 9 cento euro. Più ragionevole sarebbe immaginare una soluzione simile per un iPod Touch, dispositivo che è stato accolto con entusiasmo da molte riviste e commentatori del settore e che potrebbe ragionevolmente posizionarsi sotto i 500 euro.

Vedremo se al MacWorld Expo di domani se ne farà cenno, anche se personalmente mi reputo alquanto scettico.

Nel frattempo sappiamo che all’Expo parteciperà anche l’altro artefice di Apple, Steve Wozniak che è entrato nel consiglio di amministrazione di Axiotron, un’azienda che modifica dei MacBook regolarmente acquistati da Apple a prezzo intero per farne dei tablet Mac. Woz sarebbe eccitato dalle possibili similitudini con il glorioso Newton presenti nella seconda edizione del loro ModBook.

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Pronti per i nuovi notebook Apple

I riflettori si spostano sui notebook Apple

I riflettori si spostano sui notebook Apple

È confermata per il 14 ottobre, martedì, alle 19 ora italiana, il keynote ad inviti di Apple dove verranno presentati, non solo i nuovi MacBook, ma in generale i “notebook” (termine mai utilizzato da Apple per i propri portatili, già PowerBook e oggi MacBook) che sono prossimi ad entrare sul mercato.

Da questa pagina si possono approfondire le informazioni e i retroscena che non fanno perdere la speranza di potere assistere al parto di un NetBook (o similari) Apple.

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